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Recensioni "prendi le mie mani"

RECENSIONI

PERCHE’ QUESTO ROMANZO

....perché avevo una storia straordinaria da raccontare.

Copertina01“Da un’ infanzia che poteva apparire spezzata, cieca e senza tatto, nasce la forza volitiva e dirompente del coraggio della vita. Il coraggio della straordinaria normalità, della rassicurante libertà, dell’ eloquente silenzio. La tenerezza di due mani che non ci sono più, troncate a sette anni, prima che potessero aver commesso il male. Quelle mani mancate, che seppero pennellare immagini sempre più espressive, più profonde, più vere. La tragedia degli uomini forse risiede nel cedimento ad una resa sfiduciata. Sono invece profondamente vere le parole di San Marco”Tutto è possibile a colui che crede.” Nell’ anno 2006 ricorre il trentesimo della morte di Guerrino Collina. Per celebrare la sua memoria, si può supporre non esista un modo migliore di quello che per lunghi anni coltivò lui stesso: comunicare a tutti gli uomini che la vita vale sempre e comunque la pena, viverla fino in fondo. Nonostante le peggiori avversità, la più atroce delle menomazioni come la perdita delle mani, il buio fitto della cecità. Insegnare o suggerire a tutti “i fratelli nel dolore” i modi, i mezzi adatti a superare le infinite difficoltà causate dalle loro mutilazioni, allo scopo di aiutarli a rendersi completamente liberi come ogni essere fisicamente normale. Lui lo fece nel silenzio e nella discrezione che ne caratterizzarono lo stile di vita. Nacque il 14 novembre 1918 in Canada, dove la famiglia era emigrata per ragioni di lavoro. Aveva pochissimi anni, quando il padre decise di tornare a stabilirsi nel paese di origine, ad Acquasanta Terme (AP). Qui la sua vita si svolgeva come quella di qualsiasi bambino della sua età : andava a scuola; poi seguiva i genitori e i fratelli nel lavoro dei campi. Curioso ed irrequieto, una mattina volle frugare in un armadio e rinvenne un oggetto che cercò di smontare. Dopo pochi secondi un tremendo scoppio fece tremare tutta la casa. In quello scoppio, perse ambedue le mani e divenne cieco. Aveva sette anni, ma non ci volle molto per rendersi conto della tragica situazione. Incominciarono così quattro lunghi anni di tormento. Non aveva le mani, non ci vedeva, ma i consigli dei medici che invitavano i genitori a farlo operare agli occhi, poiché esisteva la tenue speranza che potesse riacquistare la vista, cozzavano bruscamente con la povertà di una misera famiglia contadina. La Provvidenza non tardò però a ricordarsi di lui. Grazie ad una dama di Corte, la Contessa Bice Brusati, la notizia del pietoso caso di Guerrino Collina giunse fino alla Regina Elena di Savoia in un giorno del 1929. La Regina volle subito che il bimbo fosse affidato alle cure dell’ oculista di Corte, il professor Antonio Pastega. Fu così che riacquistò la vista, dopo alcune dolorose operazioni. Quella Regina Elena che per lui fu come una seconda madre, gli permise di riprendere gli studi e di frequentare l’ istituto magistrale di Perugia, dove si diplomò nel luglio del ’41. L’ essere stato cieco ed aver poi riassaporato la bellezza della luce, gli hanno dato un forte impulso a cogliere il “bello” ed a ricercare “l’ arte”. Fino al punto di iniziare addirittura a dipingere e di conseguire il diploma di Capo d’ arte decoratore presso l’ Accademia alle belle arti di Perugia. Ha esposto più di trecento quadri in varie città italiane, impressionando positivamente la critica su grandi piazze come quella di Roma o di Milano, con quelle tele da cui traboccano espressioni di forte comunicazione emotiva. Tra i suoi dipinti figura il ritratto a Papa Giovanni XXIII. Nel 1955 coseguì il Premio al Merito Educativo. La straordinarietà della sua esperienza, unita alle indiscutibili doti artistiche lo videro protagonista di programmi televisivi come la rubrica “Rinati alla vita” nel 1960 e “Lascia o raddoppia” condotto da Mike Bongiorno. Ebbe prestigiose interviste giornalistiche da professionisti quali Maurizio Costanzo, Alfredo Fabietti, Marcello Martelli, Giorgio Pisanò. In lui, ha prevalso però, il desiderio di restare fuori dalle luci della ribalta. Non ha mai voluto alcuna agevolazione istituzionale per le sue particolari condizioni fisiche. Non ha goduto di privilegi legati alla propria invalidità, né di alcun particolare contributo pensionistico. Ha sempre sostenuto di essere tornato come una persona perfettamente libera. Ha condiviso l’ esperienza di altri artisti mutilati, quando dopo gli anni ’60 ha lavorato per la SPAM, la società che con iniziative davvero nobili e filantropiche, ha dato e continua a dare a tanti uomini , la possibilità di volare sopra al “mare della propria diversità”. E’ morto in Ascoli Piceno il 23 novembre 1976

Maria Collina

UN LIBRO DA SCOPRIRE

Nell’ aula consiliare del Palazzo dei capitani, gremita fino all’ inverosimile, abbiamo avuto la fortuna di prendere parte ad un evento Culturale e Spirituale di grande rilievo ed il cui significato -riteniamo- vada ben al di là del pur importante ambito della nostra città. Si tratta di un’ indagine a tutto campo: infatti, con le tragiche vicende del protagonista vanno ad intrecciarsi come in un canto corale, innumerevoli altre vicende umane e storiche che via via si sviluppano con l’ intento primario di far emergere dalle tante contraddittorie situazioni, il fascino della verità e di una “umanità primordiale”, dolorosamente riconquistata passo passo, alla luce di una incontrollabile fede nella “Vita” e al di fuori di ogni condizionamento ideologico. Anche il contesto geo-culturale assume, per noi, un grande rilievo: ci offre uno spaccato di quanto in queste zone periferiche ma intrise di profonda umanità, si andava agitando nel corso della prima metà del secolo ventesimo: le vite di povera gente protesa alla ricerca, pur talvolta con mezzi inadeguati, di una prospettiva di giustizia e fratellanza in forza di un convincimento di fondo che la “Vita” non potrà mai fallire. Un libro da leggere e da meditare anche in base al forte messaggio di attualità: liberandoci infatti dalle secche dell’ individualismo, via via ci restituisce alle nostre radici, permettendoci di recuperare la ricchezza di un’ esistenza aperta alla solidarietà e di riassaporare la gioia di ogni riconquista.

Giuseppe Piccioni

L’ ISOTOPIA DEL SILENZIO

“Da un’ infanzia che poteva apparire spezzata, cieca e senza tatto, nasce la forza volitiva e dirompente del coraggio della vita.” Con queste parole inizia il romanzo “PRENDI LE MIE MANI pubblicato da Maria Collina, nel trentesimo della scomparsa del padre, il pittore prodigio GUERRINO COLLINA. Perché comunicare a tutti gli uomini che la vita vale sempre e comunque la pena, viverla fino in fondo, non può non essere la maniera migliore per ricordare una persona che, della lotta per la vita, fece la sua stessa ragione di vita. Nonostante le peggiori avversità, la più atroce delle menomazioni, come la perdita delle mani e il buio fitto della cecità, fu proprio il suo maestro, il dolore, a salvarlo. La figura della Regina Elena di Savoia assume in questa storia un ruolo di primo piano, infatti con le tragiche vicende del protagonista vanno ad intrecciarsi, come in un canto corale, innumerevoli altre vicende umane e storiche. Ad una lettura trasversale del romanzo si possono tratteggiare alcune isotopie. La più eloquente sembra essere proprio quella del silenzio. Entrando nelle pieghe del libro, si avverte un silenzio eloquente accompagnare le figure che, nella contraddizione, custodiscono i sentimenti più profondi. Un silenzio che non è rinuncia, rassegnazione o passiva accettazione. E’ un silenzio di incontro, di comprensione, di rispetto e lotta per la dignità umana. Un messaggio che quando è vero, non è mai palesemente urlato. La discrezione e l’ umiltà di alcuni personaggi, non sono da scambiare con il ripiegamento nell’ ombra e la paura del pregiudizio. E perché il silenzio non diventi stasi nell’ ombra, è importante riscoprire l’orizzontalità dell’ amore, la solidarietà di quelli che Guerrino chiama “Angeli che mi hanno aiutato a ricostruire le ali della resurrezione”. Questo silenzio di comunicazione ha invaso e pervaso ogni ambiente in cui il libro è stato presentato.

Giulia Marconi

CON UN LIBRO IN MANO

UNA STORIA VERA

Il protagonista della nostra storia è Guerrino Collina, nato il 14 novembre 1918 in Canada, dove la famiglia era emigrata per lavoro, ma tornato ben presto al paese d'origine, Acquasanta Terme. Qui visse la fanciullezza, andando a scuola e aiutando genitori e fratelli nel lavoro dei campi, ma a sette anni, frugando in un armadio, trovò una grossa bomba carta che, volendo ridurla in polvere, scoppiò, recidendogli le mani e togliendogli la vista. Era il 9 novembre 1925. E pensare che quelle dita il giorno prima avevano costruito con delle canne una crocetta da piantare in mezzo al campo appena seminato. Incominciarono così lunghi anni di dolore e la famiglia non aveva i mezzi per poterlo operare. Nel 1928 fu messo in un istituto per ciechi e minorati ad Assisi, ma la sua sofferenza aumentò, perchè i frati non erano bravi educatori; "grigi sia nell'abito che nell'animo". "Ma, forse per volere divino, quando il buio sembrava completo, togliendo ogni speranza", una dama di Corte, la Contessa Bice Brusati, riuscì a portare il casao del bambino cieco all'attenzione della regina Elena di Savoia, che lo affidò al professore Antonio pastega, che dopo alcune dolorose operazioni gli fece riacquistare la vista. "Un sogno, un immenso, luminosissimo sogno! Il miracolo divino della Luce!" A dodici anni Guerrino rinacque: prenderà il diploma di maestro e, pur sempre senza mani, inizierà a dipingere, anzi conseguirà il diploma di capo decoratore presso il liceo artistico di Perugia. L'arte e il disegno diventeranno la sua passione ed esporrà più di trecento quadri in varie città italiane, impressionando positivamente la critica. Da una vita che poteva apparire angosciosa e senza speranza, il Collina riuscì a disttinguersi come maestro elementare e a ricevere nel 1955 il "premio al merito educativo" a Milano; a formarsi una famiglia e a mettere al mondo tre figli: Mimì (in ricordo del fratello diciottenne ucciso nell'eccidio di Pozza, dai nazisti assassini, nell'eccidio di Pozza del 1944). Lina e la diletta Maria, che ha scritto questo libro a 30 anni dalla morte del padre, che "ha mostrato con il suo esempio che si può scrivere, mangiare, insegnare, dipingere, conquistarsi un posto nella vita pur non avendo le mani. Si può tornare a vedere la luce del sole e i volti che ci furono cari, pur se si è perduta la vista". Un esempio per tutti quei ragazzi che si arrendono alle prime difficoltà, a ostacoli banali che talvolta sembrano insuperabili, ma che vale la pena di affrontare, perchè "la vita va vissuta sempre e fino in fondo". "Tutto è possibile per chi ha fede" (Mc 9,23)

Luciano Luciani

PRESENTAZIONE DI EMANUELE FILIBERTO DI SAVOIA


Il ricordo di Elena di Savoia, Regina d’Italia, è ancora vivo e palpitante nei cuori degli italiani, Ella fu soprattutto una Regina dei cuori. La sua grande umanità e il suo incredibile senso della solidarietà ne hanno fatto un’ icona di devozione Verso i Meno fortunati. Leggendo le pagine di questo romanzo ho potuto conoscere la straordinaria vita di Guerrino Collina, che qui trova voce per merito della figlia Maria. E' testimonianza viva e concreta di un evento che diventa paradigmatico.
Dall'incontro tra un giovane, colpito duramente dal destino ma coraggioso e determinato, e una regina, già celebre per l'impegno sociale e per l'amore profondo per il suo popolo, questo libro documenta quanto la solidarietà e la dignità umana possano portare a riscatti miracolosi. Questo evento ha toccato certamente l’ anima generosa e sensibile della mia bisnonna e credo che anche il coraggio di Guerrino Collina sia il segno tangibile che i Valori su cui si fonda la nostra Patria siano la vera forza di tutti noi. Mi unisco all'autrice nell'omaggio orgoglioso alle qualità straordinarie di Guerrino Collina e della Regina Elena di Savoia, nella speranza che esse possano essere qualità condivise da tutti nella vita quotidiana. Che questo libro possa davvero giungere al cuore di molti lettori rammentando a tutti che essere italiani vuol dire essere generosi, solidali e rispettosi dei nostri Valori.

Emanuele Filiberto di Savoia

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